Cantami o Diva #6: Matteo, Sacha e l’astronave

Le favole aiutano a scacciare i mostri… come il batterio BOH che invade la Terra. Per grandi e piccini, il racconto di Rosa Gallo.

BOH

C’era una volta un bambino a cui la mamma raccontava una favola ogni sera, una favola breve per conciliare sogni sereni, non una fiaba, una favola, niente orchi, nessun drago, soltanto felicità e amore.

Matteo cresceva tra una favola e l’altra, finché arrivò il giorno che per farlo addormentare bastò un abbraccio forte, rimboccargli le coperte e un bacio tenero, colmo di amore.

Sacha, il cagnolino di casa, era sempre vigile e all’erta alla consueta prassi, perché non appena la mamma chiudeva la porta, prendeva la rincorsa e balzava sul letto per allungarsi “schiena contro schiena”, con il suo migliore amico.

Ormai Matteo aveva preso altri ritmi: adesso era grande, aveva già 6 anni compiuti, non aveva più bisogno di quelle smancerie notturne. Roba da poppanti, da bambini piccoli, lui era grande.  Con la maturità, era arrivato anche un senso di indipendenza, basta con quelle favolette da bambini.

In questo periodo non poteva uscire di casa, c’era una strana influenza, non si poteva andare al parco, a calcio e nemmeno a scuola. 

Non andare a scuola non era male, però a Matteo mancavano i suoi amici, la ricreazione e pure quella bisbetica di Arianna, lei e le sue treccine. Gli faceva i dispetti, però gli lanciava anche i bigliettini con i disegnini colorati. Chissà poi perché.  

Matteo pensò: ha ragione papà quando dice che le femmine sono strane, anche se…. Arianna con quelle lentiggini è proprio carina. 

Noooooo ma che cosa sto pensando. È una femmina punto e basta.

Trasalì dai pensieri, la mamma aveva chiuso la porta e lui  era ancora sveglio, questa storia dell’influenza con la corona gli fa paura, papà e mamma sono tanto preoccupati e guardano sempre il telegiornale, che un po’ di tempo fa c’era soltanto all’ora di cena, adesso invece c’è in continuazione. 

Sperso nei suoi pensieri non poteva immaginare che quella non sarebbe stata una notte come tutte le altre, perché ad un certo punto Sacha, il piccolo Yorkshire, iniziò a parlargli: 

Matteo, devo affrontare con te un discorso importante: il virus, la corona e il piccolo chimico. Questa storia ti crea preoccupazione, si vede dal fatto che ultimamente hai difficoltà a prendere sonno. 

Matteo sbigottito, era rimasto per un momento a bocca aperta, indeciso se piangere per richiamare l’attenzione di mamma e papà, o se ridere per la sconcertante novità: – Ho un cane parlante!? 

Sacha, sfregandosi il muso, raddrizzò il codino. 

– Whoff!… io non sono un cane, sono Sacha, moschettiere dei cani del mondo malato, nato su Marte e in missione spaziale sulla Terra per proteggere il mondo dalla sua autodistruzione. 

Non so cosa dire Sacha, spiegami tu cosa sta capitando e ti prego cagnolino mio, stammi vicino.  

 Insomma, Matteo si era sempre fidato di Sacha e, in fondo in fondo, aveva sempre riconosciuto in lui uno speciale potere, ma non avrebbe mai e poi mai immaginato che potesse parlare.

Sacha iniziò così a narrare:

Pare che diversi anni fa fosse stato creato un laboratorio, come il gioco che usi tu, il piccolo chimico, solo che ci giocavano degli uomini malvagi che provavano piacere ogni volta che dall’ampolla usciva fumo e vapore. Dopo qualche tempo non si divertivano più, così catturarono Lillo il pipistrello.  Lillo quella notte d’estate stava volando tranquillo e mangiava tutte le zanzare che incontrava. Lo catturarono con una rete e una volta al laboratorio infilarono anche lui in una boccia di vetro. 

– Matteo, concentrati! 

– Hai ragione Sacha: stavo viaggiando con la mente. Fino a qui  tutto mi è chiaro, anche se non mi sono ancora ripreso totalmente dallo shock, ma dimmi, cosa ne è stato di Lillo.

– Lo ha salvato la fata Turchina, quella di Cenerentola, lo trasformò in un delfino, con il compito di andare ad avvisare Tritone, il Dio del Mare, affinché tutti gli abitanti del mare diventassero immuni al virus e mandò me ad avvisare Mufasa, il Re Leone, affinché anche tutti gli animali della terra fossero immuni.

– Soltanto che io, dopo aver avvisato gli animali, ho deciso di salvare i bambini.

– Ed eccomi qui.

– Capisco amico mio.  

– Avrei voluto aspettare ancora qualche tempo, ma tu avevi paura, quindi ho deciso che era giunto il momento di darti il mio aiuto.

– È un’emergenza galattica! Whofff

 Sacha si prese un attimo di tempo per spiegare a Matteo tutta la faccenda.  

Di quando gli uomini dominavano la Terra e avevano rischiato l’estinzione, a causa del grande BOH, un’entità sconosciuta che voleva seminare odio sul nostro pianeta e i suoi abitanti senza un vero motivo: solo perché gli andava di fare così. 

BOH infieriva ferocemente sulla natura, tagliava gli alberi delle foreste, uccideva gli animali per diletto, ma soprattutto aveva un suo Dio, diverso da quello che spiega la tua maestra a catechismo,  il suo si chiama “denaro”. In nome di quel suo Dio creò fabbriche che con le ciminiere intossicavano l’aria e aerei che disegnavano tante scie bianche nell’azzurro del cielo. Che con quelle scie c’era chi giocava a tris, noncurante del fatto che con i segni sul cielo si perde sempre. 

Che quella storia non aveva un drago grande da combattere,  ma un minuscolo piccolissimo batterio, creato da BOH o nato per caso,  ma proprio per questo sue essere minuscolo, era difficilissimo da combattere.

L’unico modo per proteggere la Terra per gli uomini, era stato quello di fingere di aver perso i propri poteri.

Gli uomini devono restare chiusi in casa, perché è la loro missione segreta, con l’aiuto delle uniche persone al mondo con il cuore puro: i bambini.

Quindi non devi avere paura, tutto questo finirà  e finalmente usciremo, andremo in montagna e al mare, al lago e in collina e sai come si chiamerà tutto questo?

  – No, non lo so

 – si chiamerà libertà

Da allora c’erano stati molti bambini che avevano combattuto per la sopravvivenza di tutti gli uomini, prima che la loro memoria venisse cancellata ineluttabilmente: ognuno di loro avrebbe ricordato, in futuro, il grande contributo dato all’intera umanità. 

Matteo infine chiese: ma i veri eroi non sono quelli che compiono gesti incommensurabili, senza necessità di ricompense? 

– Sono loro, si chiamano medici, infermieri,  commessi,  operai… sono tutti quelli che provvedono a noi che stiamo a casa. 

Sacha, seduto sulle gambe di Matteo, continuò dicendo: 

Il grande BOH, generatore di odio e distruzione, aveva un punto debole: odiava le risate dei bambini. Per lui, la risata ingenua e limpida era come un fungo velenoso: gli faceva venire un gran mal di pancia che lo faceva scappare via e lo teneva lontano, riempiendolo di pustole rossastre e facendogli venire i capelli blu. In queste condizioni, il grande BOH non poteva fare altro che scappare, di pianeta in pianeta, per chiudersi in silenzio nelle grotte e negli anfratti, finché il suono delle risate dei bambini gli fosse uscito dalle orecchie.  

Da quel giorno, BOH e il virus con la corona restarono chiusi nella grotta.

 La Terra avrebbe avuto bisogno per sempre delle risate innocenti dei bambini, e i cagnolini erano lì per custodirle.  

 Sacha, mentre raccontava questa storia, aveva iniziato ad arrotolare la coperta di Matteo in  fondo al lettino. L’aveva aiutato a mettersi il pigiamino, e si sistemò “schiena contro schiena”, per potersi addormentare. 

Sacha e Matteo sognarono di aver preso posto nell’astronave, allacciarono le cinture e partirono per il mondo dei sogni.

Rosa Gallo, Asti

Le storie di Cantami o Diva contribuiscono all’iniziativa #inpuntadiciabatte, il servizio informativo e di intrattenimento promosso da Astigov per supportare le famiglie durante l’Emergenza Coronavirus.